Questo primissimo articolo vuole essere un primo assaggio di come è possibile insegnare metrica agli studenti liceali (e, perché no?, universitari) unendo i due momenti di studio teorico e pratico.
La Metrica in teoria (di Antonella Lo Castro)
Chi non ricorda Tìtyre tù patulàe recubàns, letto metricamente a scuola, quando nei pomeriggi di studio dovevi contare sillabe e vocali brevi e lunghe?
In realtà sappiamo bene che le ricostruzioni metriche hanno valore empirico puramente indicativo, e non danno, soprattutto per il greco, il senso della differenza fra accento ritmico-quantitativo (le sillabe lunghe) ed accento tonico-musicale. Anzi, spesso si rischia di far perdere di vista la vera bellezza della poesia sia latina che greca, perché, visto lo sforzo con il quale cerchiamo di capire “breve e lunga”, dimentichiamo tutto il resto.
Questo è quello che succedeva a me fino a qualche anno fa, fino a quando non ho sentito il coro dell’Accademia Vivarium Novum cantare e suonare facendo rivivere in maniera coinvolgente e commovente i versi di Catullo, di Lucrezio, di Orazio, di Virgilio facendone percepire la musicalità. Allora mi sono detta: “Perché non provare a scuola ad insegnare Catullo così?”. E così ho fatto, ed ho cominciato con il carme V di Catullo “Ad Lesbiam”.
La mia idea, inizialmente, era quella di fare sentire il carme cantato dal coro del Tyrtarion e poi fare provare gli alunni del II anno del liceo classico in cui insegno latino con il metodo natura. Volevo anche sfruttare le competenze musicali degli alunni per provare a scrivere uno spartito e fare nel nostro piccolo un coro. A questo punto è stato solo grazie all’aiuto della mia collega Ersilia Dolci che abbiamo potuto cantare e suonare “Ad Lesbiam” durante La notte del Liceo Classico.
La Metrica in pratica (di Ersilia Dolci)
In poche ore (duo e o tre al massimo) abbiamo arrangiato il carme di Catullo per adattarlo alle voci ed agli strumenti degli alunni. Premettiamo che il coro era formato da ragazzi e ragazze, per la maggior parte di quarto Ginnasio. Hanno recitato senza fatica l’endecasillabo falecio guidati dalla bellezza della melodia, che secondo gli studi dell’Accademia Vivarium Novum è stata ritrovata in alcuni codici medievali, quale pratica usata da musicisti interessati a far rivivere l’armonia intrinseca della poesia latina.
Agli strumentisti ho invece suggerito di ripetere a mente una frase ritmica : “Vèngoa Prèndere Càrlo quàndo èsce” (questa è una tecnica usata nella musica di tradizione orale). Ancor più facile è stato per i ragazzi memorizzare l’andamento più regolare dell’Asclepiadeo Maggiore dell’ode Ad Leuconoen di Orazio. Ci saremmo riusciti con ragazzini di tredici, quattordici anni che imparano il latino e il greco con il metodo tradizionale? Pensiamo di no, ovviamente.
Ecco il risultato del lavoro degli studenti
Questa idea è bella e funzionale ma non nuova. Io ho musicato e pubblicato in un cd nel 2014, presentato in Campidoglio per i 2000 anni dall morte di Ottaviano Augusto le poesia che si studiano nei Licei di Virgilio, Orazio, Catullo… cantate su ritmi moderni mantenendo la metrica. Il cd è stato presentato nello stesso anno anche a Luigi Miraglia, Oggi alcuni di quei brani sono pubblicati sul sito inglese Discimus per volere della Università di Cambridge. Date a Cesare quel che è di Cesare.
prof. Mario Camilletti
http://www.discimus.co.uk/2017/12/latine-cano.html
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Questo articolo è del 2015. L’Accademia Vivarium Novum compone e riporta i carmi in musica dal 2009. Ci pare che Lei sia arrivato 5 anni dopo. Appunto, abbiamo dato a Cesare quello che è di Cesare.
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Se è per questo il primo brano di Latine Cano uscì nel 1992. Comunque non siamo arrivati alla stessa meta. Ed il fatto che non abbiate mai parlato del mio lavoro conferma il sospetto.
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