Quanto sei esperto in latino? Un nuovo test di autovalutazione te lo dice!

Per celebrarel’ingresso in qualità di membro associato nella ALTE, l’Associazione dei Certificatori Linguistici Europei, il Centro Nazionale di Studi Classici promuove per lunedì 5 giugno un test di autovalutazione sul modello dei test di certificazione linguistica per le lingue moderne, progressivo e strutturato su livelli.

• In cosa consiste il test?

Il test, unico nel suo genere, consiste in una batteria di 16 esercizi divisi in 3 sezioni che comprendono la valutazione delle abilità secondo le linee guida delle certificazioni linguistiche: ascolto, lettura, comprensione, composizione e abilità attive.

La batteria di test è a difficoltà crescente e a sbarramento, permettendo l’accesso ai livelli successivi solo al superamento del punteggio minimo per singola sezione (ad esempio, se non avrò superato gli esercizi del primo blocco, non potrò accedere agli esercizi del blocco successivo).

Il test è aperto a tutti: studenti liceali e universitari, docenti, curiosi, appassionati.

Il test è in lingua target (latino) e quindi è aperto a partecipanti di tutti i Paesi.

• Quando si tiene, durata, modalità di esecuzione

Il test si tiene in due sessioni a numero chiuso, (con un limite di 100 partecipanti), online su piattaforma proprietaria, il giorno lunedì 5 giugno dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 18 alle 20.

Il test ha durata variabile dai 20 minuti ad un’ora e mezzo, a seconda che il partecipante superi o meno tutti i livelli previsti.

È possibile avviare il test solo nelle fasce orarie previste, ma è possibile terminarlo fuori da quelle fasce orarie, una volta iniziato. Non è possibile avviare il test in altri giorni o fasce orarie.

Una volta iniziato, il test non può essere interrotto.

• Modalità di iscrizione

È possibile iscriversi al test al seguente modulo google.
Si riceverà una email circa un’ora prima dell’apertura del test per accedere alla piattaforma della Certificazione Linguistica del Centro Nazionale di Studi Classici GrecoLatinoVivo.
Poiché il test è molto articolato, è possibile effettuarlo solo da computer o pc.

Si precisa che il test, in quanto autovalutativo, non dà diritto a certificati di frequenza.

Insegnare è un atto di generosità

Insegnare è un atto di generosità nei confronti degli studenti, è stare un passo indietro.


Ricordo molto bene gli anni del liceo, e se dovessi dire cosa mi sono portato dietro, nella memoria, negli anni che ci sono stati, sicuramente indicherei alcuni professori, di grande umanità, prima che grandi professionisti nelle loro materie. Sono coloro che, come direbbe, Daniel Pennac, “mi hanno salvato”.

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Aspasia: la maestra, l’amore, i silenzi

La sua assenza in Tucidide e il modo in cui viene introdotta da Plutarco nella vita di Pericle ci consentono di introdurre questa figura indubbiamente affascinante.


Nel 1834, nella cornice della splendida Napoli che gli diede asilo nei suoi ultimi anni, Giacomo Leopardi scrisse una poesia destinata a segnare un intero ciclo poetico all’interno dei suoi Canti, intitolata Aspasia.

Aspasia
Illustrazione di Giovanna Marsilio per Centro Nazionale di Studi Classici GrecoLatinoVivo
©Tutti i diritti riservati

Non ci stupisce che un poeta ricorra a quello che tecnicamente si definisce criptonimo, a una sorta di nome d’arte, per designare la donna amata. Lo fece Catullo con Lesbia, tra i tanti, e non è mai una scelta casuale: il nome Aspasia non rimanda soltanto alla compagna di Pericle ma anche al verbo greco aspazomai che significa sì abbracciare, ma anche desiderare. E dunque già dal nome che Leopardi sceglie per definire la sua amata, abbiamo modo di cogliere ciò che leggendo quelle bellissime e tormentose poesie diventa immediatamente chiaro: non è un amore, è un desiderio d’amore, l’amore per una donna ritratta a giocare coi suoi figli a cui Leopardi dona il suo cuore ma che resta soltanto un desiderio destinato a non realizzarsi. È di fronte a quest’ultimo simulacro d’amore che l’«inganno estremo» si spezza e anche l’ultima grandissima illusione abbandona la vita del poeta.

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Pericle: il baluardo di Atene

Prendendo spunto dalle riflessioni di Plutarco e Tucidide, cerchiamo di fare una breve riflessione sulla democrazia antica e sul suo più noto paladino.

Pericle, illustrato da Giovanna Marsilio
© tutti i diritti riservati. È vietato l’utilizzo e la diffusione senza autorizzazione degli aventi diritto.
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Dioniso e Cesare: chi ha rapito chi?

Attraverso un particolare episodio vediamo come il fraintendimento del rapitore possa far capire molte cose su chi viene rapito, in questo caso l’assoluta prontezza di Giulio Cesare e tutto il mistero di un dio enigmatico.

Dioniso/Bacco, illustrato da Giovanna Marsilio per GrecoLatinoVivo
© tutti i diritti riservati

Che cos’hanno in comune Giulio Cesare e Dioniso? Non è una domanda consueta, ma può essere utile farla e farsela, perché queste due figure così diverse condividono un’esperienza che, nell’antichità, non era così inusuale come potremmo pensare. Sia Cesare che Dioniso, infatti, sono stati rapiti dai pirati.

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La memoria di Teseo

Attraverso le suggestioni offerte dalla lettura della Vita di Teseo di Plutarco si riesce a vedere come la memoria del mito non sia statica, ma oggetto di continue revisioni e reinterpretazioni.

Teseo
Illustrazione di Giovanna Marsilio
© tutti i diritti riservati

Abbiamo lasciato Teseo poco lontano da Atene con la mente annebbiata per effetto delle preghiere di Arianna, abbandonata a Nasso. La punizione che Arianna chiede per lo smemorato amante, nella struggente rielaborazione catulliana, ristabilisce una sorta di equilibrio, con il giovane principe ateniese che diventa vittima della sua stessa memoria.

Il mito stesso è una forma di memoria collettiva ed è facile che le vicende dei tanti eroi che popolano l’immaginario greco ci sembrino certe come è certo che il lupo ha mangiato la nonna di Biancaneve o che Peter Parker è l’Uomo Ragno. La realtà però è ben diversa perché il mito nella cultura antica non era un dato di fatto, ma un vero e proprio laboratorio di memorie.

Nella Vita di Teseo di Plutarco abbiamo anche il racconto delle vicende legate all’abbandono di Arianna, ma ci troviamo di fronte a un racconto diverso da quello cui siamo abituati, in particolare per quanto riguarda una variante locale del mito.

Alcuni tra gli abitanti di Nasso raccontano, in modo del tutto paricolare, che vi furono due Minosse e due Arianne, delle quali affermano che una sia andata in sposa a Dioniso […] mentre l’altra, più giovane, rapita da Teseo e abbandonata, sia giunta a Nasso, e che insieme a lei ci fosse anche una sua nutrice, di nome Corcina, della quale viene mostrata la tomba. Dicono che questa Arianna sia morta lì e che le vengano resi onori diversi dalla precedente. Infatti per la prima si celebrano feste in allegria e spensieratezza, mentre per questa si celebrano sacrifici nel lutto e nella tristezza.

(Plutarco, Vita di Teseo, 20.8)

Ma in precedenza Plutarco non ha mancato di segnalare come i fatti di Teseo e Arianna siano stati oggetto di continue rielaborazioni e addirittura di un intervento esterno.

Esistono ancora molte narrazioni riguardo a questi fatti e circa Arianna, che non hanno nulla in comune. Alcuni affermano che Arianna si sia impiccata dopo essere stata abbandonata da Teseo, mentre altri che, accompagnata a Nasso da alcuni marinai, si sia unita a Onaro, il sacerdote di Dioniso, e sia poi stata abbandonata da Teseo, innamorato di un’altra donna: «un’amore violento lo consumava per Egle figlia di Panopeo». Erea di Megara afferma che Pisistrato espunse questo verso dai poemi di Esiodo, come reinserì nella nekyia di Omero il verso «Teseo e Piritoo, illustri figli degli dèi.»

(Plutarco, Vita di Teseo, 20.1-2)

In questo passo vengono portate diverse problematiche che cerchiamo di analizzare con calma: Arianna potrebbe essersi sia impiccata dopo l’abbandono o addirittura essersi ‘accasata’ con un sacerdote di Dioniso e in seguito legittimamente lasciata da Teseo che si era innamorato di un’altra donna. Questo amore per Egle sarebbe stato dichiarato da Esiodo ma il verso in questione, che Plutarco riporta, sarebbe stato espunto – cioè tolto – da Pisistrato, quando rivolse le sue cure editoriali anche al corpus esiodeo. La notizia non è del tutto infondata, visto che sappiamo bene che Iliade e Odissea furono oggetto di una ‘revisione’ pisistratea e non è inverosimile che il tiranno avesse deciso di far passare sotto il proprio nome anche l’edizione dei poemi di Esiodo, l’altro grande ‘poeta nazionale’ greco, tutto questo prima che i filologi alessandrini rimettessero le mani sui poemi e cercassero, con criteri fondati, di ricostruire il testo omerico.

È legittimo chiedersi, del resto, per quale motivo Pisistrato avrebbe fatto togliere proprio quel verso. Possiamo interrogarci su questo e tenere presente un dato di fatto: oggi come allora, Teseo non fa proprio una gran figura, anzi. E molti poeti, tra cui Ovidio e Catullo, preferiscono dare voce ad Arianna piuttosto che a questo ‘smemorato’.

Purtroppo non si tratta di uno smemorato qualunque, ma del fondatore di Atene: a lui, infatti, è attribuita tradizionalmente l’iniziativa dell’unificazione dell’Attica attraverso il synoikismòs, il sinecismo, come possiamo leggere in Tucidide (II, 14-15) ed è quindi a ragione considerato il ‘padre’ di Atene, per quanto la città esistesse da ben prima, che per la sua opera divenne la dimora eletta degli abitanti dell’Attica.

A rischio di essere riduttivi, possiamo continuare a leggere Plutarco e considerare il ruolo che viene riconosciuto a Teseo (Vita di Teseo, 24): egli non si limita a synoikizein cioè a far coabitare gli abitanti dell’Attica in una sola città ma addirittura arriva a proporre «ai ricchi una costituzione senza re e e un regime democratico.»

Sarebbe facile dire che Plutarco qui la spara grossa e che la democrazia ad Atene nasce con la riforma di Clistene (508-507 a.C.) come abbiamo tutti quanti imparato a scuola. Perché in realtà questo è un esempio di come una memoria possa essere distorta, non solo nell’ambito del mito, ma anche nell’ambito della storia: la democrazia non ha mai vita facile e attribuirla al mitico fondatore di Atene – che, sempre secondo Plutarco, le avrebbe attribuito il nome – significava darle maggiore dignità e, soprattutto, un’antichità paragonabile se non superiore a quella della costituzione di Sparta. Queste rielaborazioni, dunque, non sono figlie della ‘penna’ di Plutarco, quanto della vita di quella città di cui Teseo si trovò a essere non uno dei tanti re, ma l’eroe fondatore.

Autore
Giulio Bianchi
CNSC GrecoLatinoVivo

Illustratrice
Giovanna Marsilio

Arianna: il filo dell’abbandono

Abbandonata da Teseo, Arianna viene ascoltata dagli dei, e di un dio diventa la sposa. A raccontare quest’episodio noto del mito si cimentò anche Catullo che, nel suo famoso epillio, intreccia sapientemente la storia di un abbandono con la storia di un amore felice, quello di Peleo e Teti.


Arianna, illustrazione di Giovanna Marsilio.
© Tutti i diritti riservati.
È vietata la riproduzione e l’utilizzo in ogni sua forma quando non espressamente concesso dagli aventi diritto.
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Odisseo: un viaggio che non finisce mai

Il fascino di Odisseo e le sue vicende possono essere riassunte nelle complessità etimologiche legate al suo nome e farci scorgere il viaggio dopo il viaggio che Tiresia gli annuncia ma che altri grandi poeti hanno immaginato, anche di recente.


Odisseo, illustrazione di Giovanna Marsilio.
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Se c’è una cosa che desta sempre un po’ di stupore nei lettori dell’Odissea è la sua natura narrativamente composita: come in un puzzle la Telemachia si incastra alla narrazione che Odisseo stesso fa, approdato esule e privo di tutto a Scheria, a quella corte dei Feaci in cui possiamo incontrare anche Demodoco, dalla cui bocca sentiamo narrare l’inganno del cavallo e la distruzione di Troia.

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La scelta di Achille

L’Iliade si apre coi dolori inflitti ai Greci da Achille e si chiude con il grande lutto per i Troiani, i funerali di Ettore. Considerando che Achille è un personaggio che per la maggior parte del poema non prende parte alla battaglia, cerchiamo di delinearne un ritratto che dia conto soprattutto della sua iconicità.

Achille, illustrazione di Giovanna Marsilio.
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Tra i tanti sogni che ci caratterizzano come esseri umani, quello di essere immortali, di sopravvivere alla propria carne, è forse il più umano di tutti. Come affermava un giovane poeta, «tutto al mondo passa, | e quasi orma non lascia.»

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Ettore: noi in difesa degli altri

La figura di Ettore riassume in sé il senso dell’eroismo di ogni tempo, mostrando come per essere eroi non sia necessario vincere quanto non arrendersi e combattere sempre per un fine, mai per se stessi.


Ettore, illustrazione di Giovanna Marsilio.
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L’umanità ha sempre parlato di eroi. Persone straordinarie, fuori dalla media, che per una ragione o per un’altra si sono trovate a dover combattere.
I primi eroi che spesso incontriamo nell’infanzia sono quelli delle fiabe: pensiamo ai bellissimi libri illustrati che hanno colorato l’infanzia di molti di noi, pieni di lance e spade, di missioni impossibili e di personaggi straordinari.

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