Paride è sicuramente un eroe non convenzionale: fin dalla sua prima apparizione nell’Iliade, si caratterizza per la sfrontata bellezza che però non corrisponde a grandi abilità belliche. Alla fine dell’Iliade la guerra di Troia viene imputata a lui e alla sua scelta, dettata dalla lussuria, di favorire Afrodite… non tutti, però, sono d’accordo.
“Un teschio non troppo dissimile agli altri”. Questo rimane di Elena secondo Luciano di Samosata1: e Menippo, protagonista del dialogo, si chiede come sia possibile che tanti uomini abbiano tanto sofferto ‘per un bel faccino’.
Una delle scene più famose e commoventi dell’Iliade ha come protagonisti il re e la regina degli dei. Siamo nel canto XVI, quello della morte di Patroclo. Egli, vestito come Achille, prima di lasciare la vita sul campo per mano di Ettore, si fa valere e tra i tanti spedisce nell’Ade anche Sarpedonte, che è figlio di Zeus.
Nel mito Medusa non era inizialmente donna divina e terribile, ma nata bellissima è vittima dello strupro di Posidone, e di una mentalità che, allora come oggi, trasforma troppo spesso le vittime in mostri.
Rassegnazione, tristezza, rimpianto. Sono queste alcune delle sensazioni che accompagnano gli esuli di ogni tempo. A farcelo capire, tra i tanti, c’è anche Ovidio, il tenerorum lusor amorum (Tristia, IV, 10) che si trovò escluso, lontano da quella città di cui aveva saputo cantare fasti, costumi e virtù.
Una vicenda umana, quella di Ovidio, di cui conosciamo soprattutto i risvolti personali, grazie alle numerose poesie che egli dedicò agli anni dell’esilio. Tra i tanti esempi che potremmo citare, è significativa una metafora che il poeta impiega per descrivere la propria condizione:
Con questo articolo di una nuova serie sul mondo classico si segna il primo passo della collaborazione tra il Centro Nazionale di Studi Classici GrecoLatinoVivo e l’artista Giovanna Marsilio, illustratrice di fama nazionale, che curerà in esclusiva i disegni dei nostri articoli.
Il mondo degli dei non ha bisogno della fisicità per generare e dare la vita, a maggior ragione quando si parla di Zeus.
Spesso la palma del ‘poeta difficile’ tocca proprio ad Aulo Persio Flacco, che di certo non se ne dispiacerà. Del resto, che la sua opera attiri l’attenzione è quasi scontato: un corpus certo non paragonabile per quantità a quello dei suoi illustri colleghi – vengono per forza in mente Orazio e Giovenale – ma che fin da subito, gli seppe procurare l’apprezzamento, come dimostrano le parole di Quintiliano (Institutio oratoria, X 94): multum et verae gloriae quamvis uno libro Persius meruit.
È certo prassi non comune cominciare un racconto dalla fine: ma a volte le parole di un amico – e a maggior ragione quando ormai siamo troppo lontani per sentire – riescono a dare il senso di una vita intera.
Marziale si spense nella Spagna che gli aveva dato la luce, probabilmente nella cittadina di Bilbilis – tanto spesso ricordata nei suoi epigrammi – dove aveva fatto ritorno da quella Roma «santa e dissoluta» a cui aveva cercato di dare il volto più umano possibile, indulgendo sui difetti, indagando i costumi, con il tipico interesse che l’artista, da spettatore, nutre nei confronti delle piccolezze, dei pettegolezzi, delle chiacchiere e dei sussurri: non ci sono tribunali e condannati nella narrazione che Marziale intesse in anni e anni di produzione letteraria, c’è la consapevolezza di una tagliente ironia, c’è un tessuto retorico a volte prevedibile ma sempre d’effetto. C’è l’esperienza di un uomo d’intrattenimento, insomma, e una indubbia capacità narrativa: la capitale non è un covo di dannati e nemmeno una città di santi. È varia l’umanità, vari i vizi e i sotterfugi.
Catullo non è solo il conto dei baci, il resoconto di un amore bello come un naufragio dipinto. Dietro le raffinatezze, la dissoluzione, i sentimenti contrastanti e lo sprezzo, stanno precise motivazioni e altrettante risposte: le scelte poetiche corrispondono a precise scelte di vita.
Maria Di Puorto, docente presso il Convitto Nazionale Maria Luigia, insegna in una prima media e in una prima Liceo Classico. Come tutti, si è trovata ad affrontare una situazione nuova, con dinamiche nuove, dovuta alla quarantena e alla didattica a distanza.
Ha così deciso di unire i suoi studenti in un progetto comune, mettendo insieme le due classi che hanno a distanza recitato in dialoghi, con i più grandi spesso nelle vesti di docenti o genitori, e i più piccoli nelle vesti di figli o alunni.
È estremamente facile giungere a conclusioni affrettate, specialmente quando si percepisce la nota stonata prodotta dalla frizione di una condotta opaca e una predicazione solerte.