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Per quasi un decennio, il Centro Nazionale di Studi Classici ha svolto un ruolo fondamentale nella didattica delle lingue classiche, emergendo come uno dei principali attori nella riflessione didattica e venendo riconosciuto dal MIM come ente accreditato. Durante questo periodo, abbiamo accumulato una vasta esperienza, ma non nego che all’inizio della mia carriera, la mia passione giovanile mi portava a difendere con fervore quasi fideistico il metodo Ørberg, quasi fosse il Sacro Graal della Didattica. Tuttavia, con il passare del tempo, ho assunto posizioni più morbide (sì, sono invecchiato) e ciò che chiamiamo comunemente “metodo Ørberg” non è un metodo autonomo, bensì un libro che segue principi di apprendimento basati su ricerche scientifiche consolidate, di cui il docente deve essere altamente consapevole quando vi ha a che fare.

Un libro, non un metodo
Quello che viene spesso chiamato “metodo Ørberg” si riferisce al libro “Lingua Latina per se Illustrata”, scritto da Hans Ørberg negli anni cinquanta. Questo testo è noto per il suo approccio immersivo, dove il latino viene insegnato esclusivamente attraverso la lingua stessa, senza traduzioni, seguendo i principi fondamentali della glottodidattica, che enfatizzano l’importanza del contesto e dell’esposizione continua alla lingua target (Krashen, 1982). Tuttavia, è cruciale comprendere che un libro, per quanto ben costruito, non costituisce un metodo didattico autonomo, ma si basa su tecniche validate scientificamente attraverso esperimenti rigorosi e controllati. Il testo di Ørberg, pur essendo altamente efficace, è uno strumento che incorpora tecniche di glottodidattica riconosciute, non un metodo scientificamente isolabile.
• Un Percorso SCIENTIFICO
Un libro, come quello di Ørberg, è uno strumento, non il fine dell’insegnamento: considerarlo un metodo a sé stante equivale a chiamare il Flocchini “Metodo Flocchini” o il Tantucci “Metodo Tantucci”. Definire il testo come Metodo Ørberg ha a che fare con due obiettivi: il primo riguarda una più agevole comprensione della materia di discussione, il secondo, per parlare molto terra-terra, riguarda una questione di marketing. Giova ricordare che un “metodo didattico”, qualunque esso sia, non è tutelato né tutelabile dal diritto d’autore, in quanto in contrasto con la libertà scientifica ex art. 33 Cost. Insomma: il libro sì, il metodo no.
Il testo di Ørberg, per quanto ben strutturato e utile, rimane un mezzo che incarna determinati principi pedagogici, ma non un metodo autonomo.
La differenza però è tra una didattica che si basa su principi elementari dell’insegnamento delle lingue e una didattica che non fa altrettanto…
Il testo di Ørberg, per quanto ben strutturato e utile, rimane un mezzo che incarna determinati principi pedagogici, ma non un metodo autonomo. La differenza però è tra una didattica che assume principi basilari dell’insegnamento e una didattica che non li assume: una didattica efficace si basa su principi scientifici di glottodidattica. Il libro di Ørberg è efficace perché utilizza tecniche di apprendimento che rispettano questi principi, supportati da ricerche scientifiche. Le stesse tecniche possono, al contempo, essere applicate anche ad altri metodi di insegnamento, come il metodo grammaticale-traduttivo. A scuola, gli studenti apprendono la grammatica in modo esplicito e traducono frasi e testi dalla lingua target alla lingua madre. Questo metodo, che spesso non rispetta i principi cognitivi di apprendimento linguistico, può trarre beneficio dall’integrazione di tecniche glottodidattiche moderne: l’uso di contesti significativi e l’esposizione continua alla lingua target possono migliorare l’efficacia dell’apprendimento.
Il testo di Ørberg offre un percorso diretto e ben strutturato per l’apprendimento del latino, contenendo una selezione di 1800 parole del lessico frequenziale, facilitando l’apprendimento delle parole più comuni nei testi d’autore. La struttura del libro è progettata per aumentare gradualmente la complessità, permettendo agli studenti di progredire senza sentirsi sopraffatti, mentre gli argomenti morfo-sintattici sono presentati in modo sequenziale e logico, migliorando la comprensione e la retentività.
• Un latino artificiale? Obiezioni comuni
Alcuni critici del testo di Ørberg sembrano non distinguere tra il mezzo (il libro) e il fine (l’apprendimento del latino). Per raggiungere l’obiettivo finale, è necessario adottare tecniche validate scientificamente, anche se possono sembrare distanti dall’obiettivo immediato. Si afferma che la lingua utilizzata nel metodo Ørberg sia artificiale, ma questo non è vero, poiché il testo utilizza locuzioni ben attestate dagli autori latini sin dal primo capitolo. Sebbene la storia sia inventata, serve come strumento per insegnare la lingua, rispettando le strutture linguistiche e le locuzioni autentiche del latino.
È quindi necessario andare oltre la distinzione fra metodi, adottando sì il libro che si preferisce, ma utilizzandolo nel rispetto delle ricerche scientifiche basilari, per una consapevolezza maggiore dei processi in atto…
Un’altra critica riguarda la pronuncia e l’uso del latino parlato. La pronuncia, in questo contesto, sebbene importante, è un mezzo secondario rispetto all’acquisizione delle strutture grammaticali. Le ricerche scientifiche dimostrano che l’ascolto attivo favorisce l’acquisizione delle strutture linguistiche, indipendentemente dalla pronuncia. Inoltre, il latino parlato nel contesto del metodo Ørberg è utilizzato per discutere del mondo classico, non per conversazioni quotidiane moderne.

Altra critica è che Ørberg non preveda lo studio della grammatica normativa (anzi, potrete vedere tra i commenti a questo articolo sui social, se qualcuno commenta senza leggere l’articolo, non avendo letto questa parte!). Non solo è prevista, ma spesso si parla della necessità di utilizzare un metodo ibrido: chi dice questa cosa, non sa cosa sia il testo di Ørberg e ne parla con superficialità, senza una adeguata preparazione (cosa che non può essere concessa a un docente, che è prima di tutto un professionista).
• È solo Fuffa Pedagogica!
Ultimamente, non è raro imbattersi in alcuni docenti che definiscono (pensando di essere simpatici, ammettiamolo) le scienze pedagogiche come “Fuffa Pedagogica“. Questa definizione non qualifica le scienze pedagogiche, ma piuttosto coloro che le etichettano così, dimostrando esclusivamente una mancanza di professionalità e aggiornamento. Le scienze pedagogiche basano infatti i loro assunti su esperimenti rigorosi, come i test a doppio cieco su campioni rappresentativi della popolazione, e quando gli stimoli applicati producono risposte che vanno nella stessa direzione con una significatività statistica di p ≤ 0,05, si conferma la validità degli assunti scientifici alla base delle tecniche didattiche utilizzate. Nessun docente, oggi, può rifiutare questi assunti e queste ricerche, o dileggiarle, nemmeno con il fatidico “Ma i pedagogisti ci sono mai entrati in classe?”.
• Conclusione
È quindi necessario andare oltre la distinzione fra metodi, adottando sì il libro che si preferisce, ma utilizzandolo nel rispetto delle ricerche scientifiche basilari, per una consapevolezza maggiore dei processi in atto, per una didattica che non sia illuminazione divina o sentimento, ma arte e tecnica, che renda l’insegnante regista attivo dell’apprendimento dei suoi studenti e non fruitore passivo di questo o quel libro. Per questo motivo, è fondamentale un forte aggiornamento del personale docente affinché essi possano applicare le tecniche più efficaci e basate su evidenze scientifiche per l’insegnamento delle lingue classiche, indipendentemente dal libro, indipendentemente dal proprio punto di vista.
Giampiero Marchi
Centro Nazionale di Studi Classici GrecoLatinoVivo
http://www.grecolatinovivo.it

Riferimenti
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- Cohen, J. (1988). Statistical Power Analysis for the Behavioral Sciences. Lawrence Erlbaum Associates.
- Ellis, R. (2008). The Study of Second Language Acquisition. Oxford University Press.
- Field, J. (2008). Listening in the Language Classroom. Cambridge University Press.
- Green, D. H. (2012). Language and History in the Early Germanic World. Cambridge University Press.
- Howatt, A. P. R. (2004). A History of English Language Teaching. Oxford University Press.
- Krashen, S. D. (1982). Principles and Practice in Second Language Acquisition. Pergamon Press.
- Long, M. H. (2015). Second Language Acquisition and Task-Based Language Teaching. Wiley-Blackwell.
- Nation, I. S. P. (2001). Learning Vocabulary in Another Language. Cambridge University Press.
- Ørberg, H. H. (1990). Lingua Latina per se Illustrata. Domus Latina.
- Richards, J. C., & Rodgers, T. S. (2014). Approaches and Methods in Language Teaching. Cambridge University Press.
- Shavelson, R. J., & Towne, L. (Eds.). (2002). Scientific Research in Education. National Academy Press.
- Skehan, P. (1998). A Cognitive Approach to Language Learning. Oxford University Press.