Il metodo tradizionale: le ragioni di un fallimento

Lewis_Hine,_Boy_studying,_ca__1924Dopo aver sfatato i pregiudizi  che circolano intorno al Metodo Natura, prima di occuparci del metodo in sé, occorre prendere consapevolezza del fatto che il Metodo Tradizionale, o più propriamente Metodo Grammaticale – Traduttivo (MGT), preponderante nelle scuole italiane, ha fallito.

Mi rendo conto che una così secca affermazione possa, soprattutto nella classe docente, lasciare sgomenti, ma osservando senza preconcetti e con animo sereno i dati a nostra disposizione, non si potrà non condividere questa opinione.

Le ragioni di questo fallimento sono storiche, culturali e sociali, ovviamente tutte legate in un intreccio indissolubile, alle quali si aggiungono motivazioni di carattere scientifico.

LE RAGIONI STORICHE

Senza volersi occupare di Storia della Didattica, riguardo alla quale uscirà prossimamente il primo di una serie di articoli, va detto che il MGT nasce a metà ‘800 in Germania, sotto la spinta del Positivismo, che tendeva a ricercare un “metodo scientifico” nell’insegnamento delle Lingue Classiche, e della Formale Bildung, che vedeva nello studio di queste una forma di “ginnastica mentale”, che sviluppasse pazienza ed attitudine al lavoro: non era quindi necessario formare lo studente alla cultura classica in sé, l’abitudine alla perseveranza e alla logica derivate da tale studio sarebbero state qualità utili in altri campi del sapere. Non bisogna inoltre dimenticare che il tutto avviene in una temperie sociale che darà poi il via ai nazionalismi che invaderanno l’Europa del XX secolo.

Tale metodo di insegnamento fu comunque molto criticato in Italia ed in tutta Europa, ma nonostante questi attacchi e gli scadenti risultati del MGT, la classe insegnante non retrocedette di un millimetro, temendo di apparire poco rigorosa e scientifica, diventando così il metodo davvero preponderante nelle scuole italiane già nell’ultimo quarto del XIX secolo. Tutte queste considerazioni di carattere storico, qui appena accennate, saranno però trattate in separata sede.

Perché dunque oggi il metodo non funziona più o, per dirla più eufemisticamente, funziona sempre meno? Le ragioni che oggi ci spingono a voler mettere in atto una riflessione ed abbandonare questo metodo di insegnamento sono molteplici. A partire dalla metà degli anni ‘60 del 1900 infatti con il MGT è stata utilizzata la scure, vanificandone in più modi l’efficacia. Fino al 1962 infatti il latino si studiava anche nelle scuole medie. Può apparire una constatazione da poco, ma la memorizzazione di regole, declinazioni e coniugazioni (come previsto dal MGT) è certamente più semplice per preadolescenti che per adolescenti in piena “tempesta ormonale”. Per fare un parallelo, tutti ricordiamo con quanta facilità abbiamo imparato poesie da recitare a Natale davanti ai parenti tra gli otto e i dieci anni, e sfido chiunque a provare a fare lo stesso con un quattordicenne. Non è solo un atto non tipico di quella età, ma sono i processi di apprendimento a cambiare in queste due fasi della vita.

A questo va aggiunto che, per un metodo la cui forza sta nella quantità di anni di studio che ad esso si dedicano, togliere tre anni di lavoro, come è successo quando è stato eliminato il Latino dalla Scuola Media, ha inferto un forte colpo alla funzionalità del MGT.  I ragazzi arrivavano al Ginnasio con una già solida conoscenza delle strutture del Latino, e quindi potevano con più facilità cominciare lo studio del Greco, trovandovi molte analogie. Adesso, invece, si trovano accerchiati da due foreste di regole indistricabili, di punto in bianco.

Sono solito fare una metafora quando accenno a ciò che è stato fatto con il MGT: supponiamo di avere un’automobile, che ha in sé tutte le caratteristiche per funzionare. Se ad essa iniziamo a togliere alcuni pezzi del motore, sarà chiaro a tutti che la macchina perderà in prestazioni. Non sarà certo colpa della macchina in sé ma del fatto che l’abbiamo manipolata al punto da renderla inutilizzabile.

Altro colpo inferto al MGT è stata l’eliminazione della retroversione, dall’Italiano al Latino, in cui si metteva in atto un esercizio di competenza attiva, unico metodo per dimostrare in maniera categorica il grado di possesso della lingua che lo studente sta apprendendo. Ho l’impressione che queste due decisioni (eliminazione del latino dalla scuola media e soppressione della retroversione) siano stati i due grandi colpi che hanno portato a ruota tutti i problemi a cui oggi assistiamo.

UNA QUESTIONE SOCIALE E CULTURALE

Quello che è successo dagli anni ’70 in Italia, sarò abbastanza caustico, ha portato alla distruzione del sistema scolastico italiano.

Si è assistito ad una forma di democratizzazione della scuola e del sapere per cui, sì, la scuola doveva essere aperta davvero a tutti, ma di pari passo si è andato perdendo il valore della meritocrazia. Chi abbia a che fare con la Scuola oggi sa cosa davvero succede al suo interno: voti per gran parte dell’anno gravemente insufficienti diventano magicamente sufficienti per richiesta del dirigente o perché i docenti non vogliono tenere i corsi estivi di recupero, visto che sarà assai improbabile la bocciatura a settembre, o ancora dirigenti scolastici che dichiarano di mettere a verbale il docente cattivo che propone la bocciatura ed avvenimenti simili. Gli studenti arrivano a fine percorso scolastico senza aver davvero mai colmato le proprie lacune (sotto forma di debiti formativi).

Perché succede questo? La risposta è perché la scuola non è più un serio ambiente di formazione della persona, da cui non esci, finché non sei adeguatamente formato, per non rischiare che tu faccia all’esterno danni dovuti ad una formazione non appropriata. Questo dovrebbe essere alla base del patto che la società fa con la Scuola. Invece la scuola oggi è un brand e quindi lavora sulla base delle leggi di mercato. Lo Stato dà maggiori contributi a quelle scuole che hanno gli studenti con i voti migliori, e quindi bocciare è, per una scuola, una perdita economica. Si assiste dunque ad una forma di sopravvivenza: gli studenti non vengono bocciati per ottenere più risorse economiche, senza le quali si apre la possibilità di chiudere l’istituto con conseguente perdita di posti di lavoro. Ma per far questo vengono immessi in società, alla fine del loro percorso, e con tanto di diploma, studenti che non hanno assolutamente quelle competenze che il diploma attesta, con un effetto domino che si ripercuote sulla società intera. Le Università peraltro si trovano davanti matricole sempre meno preparate, e questo è dimostrato dalla creazione di laboratori che diano agli studenti le “basi” che essi dovrebbero già avere dal liceo.

Ma non è un problema solo dei Licei. Da molte parti si trovano docenti che sono obbligati a fare dettato ortografico (ebbene sì, ho detto “dettato ortografico”) nei primi giorni del primo anno, dimostrando carenze che arrivano dalle Scuole Medie.

Purtroppo ci si dimentica che studiare è un lavoro ed il lavoro comporta impegno. Come non è da tutti fare il carpentiere non vedo perché debba essere da tutti fare licei ed università. Onestamente credo in una Scuola Media dura e realmente formativa, che metta lo studente in condizione di decidere se continuare gli studi o andare a lavorare. L’obbligo fino a sedici anni, con studenti che scaldano la sedia, è una sconfitta, io credo, se obblighiamo i ragazzi a non seguire la loro vocazione lavorativa. Così come è una sconfitta non dare una vera formazione umanistica (ma solo un coacervo di regole e regolette) a quei ragazzi che cercano quella formazione umanistica.

news-vita-da-prof-rapporto-genitori-prof-02A tutto ciò si aggiungono le lamentele che arrivano dai genitori che si scagliano contro la scuola che boccia il figlio o la figlia. Essi rappresentano un pessimo modello di educazione genitoriale, come se la scuola o il docente fossero novelli Conte Ugolino che sgranocchiano i crani degli studenti ridendo morbosamente.

A questo si aggiunge ciò che spesso avviene negli Istituti Privati, in cui i clienti confondono il pagamento di rette esorbitanti per avere una formazione più seria con la certezza per i figli di giungere senza grandi intoppi alla fine del percorso liceale.

Cosa c’entrano il Latino ed il Greco con tutto questo? Una scuola che segue le regole del mercato non può percepire nemmeno per sbaglio la finezza del guadagno che per la società deriva da una educazione al merito e da una formazione ai valori umanistici. Ovviamente sarà una scuola che riterrà inutile lo studio del Latino e del Greco.

E cosa c’entra tutto questo con lo scarso funzionamento del MGT? Il MGT richiede un fortissimo impegno per molti anni da parte di tutti gli attori in scena: Stato, scuola, docenti, studenti e genitori. Questo, in questo momento storico, non esiste più. Nel momento in cui sono i genitori (o i docenti stessi, magari di altre materie) a riempire la testa degli studenti con la novella dell’inutilità del latino, il gioco si rompe in fretta. Non solo quindi il metodo viene amputato da chi lo dovrebbe mettere in pratica, ma anche la società se ne vuole sbarazzare, comprendendo, forse nemmeno troppo consapevolmente, che se l’obiettivo dello studio delle lingue classiche è una maggiore capacità logica, tanto vale abbonarsi a La Settimana Enigmistica. Si aggiunga che la generazione dei genitori che oggi muovono un attacco (ed un attacco, per quanto silente, è anche decidere di non iscrivere il figlio al Liceo Classico) è quella che ha vissuto da studente lo spolpamento del MGT.

Nell’ultimo decennio, infine, abbiamo assistito al totale disfacimento del MGT, ad opera della diffusione di Internet. La massiccia presenza in Rete di versioni già tradotte ha portato un totale scollamento dell’impegno richiesto agli studenti. Fino agli anni ’90, per copiare una versione occorreva alzarsi di buon’ora e prenderla dal compagno di banco (e quindi, per quanto deprecabile, vi si può intuire una forma di sacrificio, seppur minimo). Oggi è sufficiente digitare le prime parole delle versioni sui motori di ricerca per ottenere la traduzione completa del passo, impararla a memoria e farsi interrogare. Il fantomatico sviluppo di capacità logiche (se mai sia stato un motivo reale) si sgretola del tutto, e con questo anche quel minimo apprendimento della lingua. Vanno quindi strutturati nuovi metodi di didattica, ed il Metodo Natura può essere una soluzione, dal momento che allo studente, fra le altre cose, è richiesto di riassumere oralmente ed in lingua gli argomenti fatti a lezione: qualcosa che nessun motore di ricerca è al momento in grado di fare.

LE RAGIONI SCIENTIFICHE DI UN FALLIMENTO

Il periodo in cui nasce e si sviluppa il MGT (la metà dell’800) è assai lontano dalle ricerche scientifiche nel campo della psicologia cognitiva, della neurolinguistica e della glottodidattica che ci spiegano il modo  in cui  il cervello apprende una lingua.

Purtroppo, nel campo degli studi classici, quando si sente parlare di processi cognitivi dell’apprendimento ci si scontra con un rifiuto netto da parte dei docenti. Per comprendere quanto questo rifiuto sia insensato basterà rispondere ad un paio di domande secche. Cosa sono il latino ed il greco? Sono lingue. Quale materia si occupa dell’apprendimento delle lingue? La Glottodidattica. Dunque, se così è, il Latino ed il Greco devono stare, piaccia oppure no, alle regole imposte dalla Glottodidattica. Da questo non si può scappare. Si tratta di una equazione abbastanza semplice.

Ed infatti sulla carta va tutto molto bene, ma c’è una radicata abitudine a considerare di secondo ordine questa scienza, che tutti gli studenti universitari vedono estranea allo studio del Latino e del Greco. Questo è soprattutto favorito dall’assenza, a mio parere scandalosa, nella maggior parte dei curricula universitari, di esami di Glottodidattica delle Lingue Classiche, quando la maggior parte di coloro che studiano queste materie finirà dietro una cattedra.

Purtroppo il MGT si rifà a metodi di insegnamento che la psicologia cognitiva ha iniziato a criticare già dagli anni 60. Se gli insegnanti di Lingue Moderne hanno accolto gli studi in merito, così non è stato fatto ancora dalla gran parte dei docenti di latino e greco.

when dead tonguesLa maggior parte delle grammatiche tradizionali pone tutta una serie di regole in sequenza, ma l’apprendimento di una lingua non è solo questo. Ciò infatti dovrebbe passare dall’utilizzo della stessa, cosa che il MGT ormai non prevede più, soprattutto dopo la scomparsa della retroversione a cui accennavo. Ovviamente l’utilizzo attivo della lingua presuppone chiaramente la comprensione della grammatica di base, senza la quale non è possibile comunicare. Negli Stati Uniti sono stati varati gli Standards for Classical Language Learning (Standard per l’apprendimento delle lingue classiche). Al primo punto vi è la Comunicazione (Communication). Quando mai è dato risalto a questo aspetto nell’apprendimento del Latino e del Greco nelle nostre classi? È mai possibile che ci siano studenti in grado di imparare il cinese in 3 anni e, al contrario, dopo 5 o più anni al massimo i nostri studenti traducano 15 righe di testo in due ore da una lingua così vicina alla nostra come il Latino?

Il problema è che non abbiamo nessuna educazione su come apprendiamo una lingua, cioè su come un adolescente apprenda una lingua, cioè su come il cervello apprenda una lingua. Le ricerche ci dimostrano che una lingua non si impara attraverso una serie di regole date da imparare a memoria, ma attraverso la comunicazione, l’interesse a conoscere quello che in quella lingua si sta dicendo, partendo dalle basi, per sviscerarne poi la grammatica in maniera funzionale a reggere la comunicazione (scritta o orale che sia) che si sta tenendo, e questo vale per ogni lingua che deve essere appresa. Si tratta di un passaggio necessario all’apprendimento, e questo aspetto non è mai preso in considerazione nel MGT. A questo si aggiunge il Contesto (Context): il cervello apprende più facilmente una lingua straniera se il messaggio è all’interno di un contesto ben riconoscibile oppure è visualizzato in una immagine. Chiedere ad uno studente di passare la penna al compagno, indicandola, e farlo fare tre o quattro volte durante la lezione a rotazione favorirà l’apprendimento di struttura morfosintattica, grammatica e lessico. Gli studi di Paula Saffire, autrice del contributo “Ancient Greek in Classical Conversation”, dimostrano che in un’ora di lezione gli studenti sono in grado di ottenere una rapida e sicura acquisizione del vocabolario più di quanto non siano in grado di fare con ore di ripetizioni di liste di vocaboli del MGT. Il MGT non comprende Context (ma anzi liste di vocaboli di prima/seconda/terza declinazione oppure verbi assolutamente decontestualizzati) né Communication (l’utilizzo della lingua in classe) e questo fa di esso un metodo totalmente antiscientifico sulla base delle moderne ricerche. Osservando i dati statistici, inoltre, si rivela chiarissimo come non sia più accettabile un metodo che consente solo all’8% degli studenti (cioè quei 2/3 studenti per classe) di raggiungere risultati brillanti. A riguardo è stato comunque effettuato un interessante studio comparativo, ad opera di Marco Ricucci, fra MGT e MIC (Metodo Induttivo – Contestuale, altro nome per il Metodo Natura), che potete leggere qui.

In particolar modo la riduzione degli anni di studio del Latino e del Greco (su cui il MGT fondava tutta la sua efficacia) e le ricerche scientifiche ci devono portare a modificare le nostre certezze sull’insegnamento di queste materie. Esse non possono rimanere ferme a ideali e atteggiamenti di 150 anni, senza contare che i grandi filologi tedeschi che hanno cavalcato il cambiamento parlavano e scrivevano correntemente latino e greco. Ovviamente il ruolo del docente è fondamentale, ed è questo il punto dolente: una seria formazione dei docenti che parta dall’università.

Giampiero Marchi


Per chi volesse approfondire alcuni dei temi trattati in questo articolo:

– L. Preti, “Metodi e strumenti per l’insegnamento e l’apprendimento del Latino, ed. Edises, 2015

– When dead tongues speak: teaching beginning Greek and Latin, edited by John Gruber-Miller, 2006

2 pensieri su “Il metodo tradizionale: le ragioni di un fallimento

  1. Ha senso apprendere col metodo piu’consono la lingua che non si parla?Che non si scrive?Che risuonava in chi la parlava e scriveva nel suo contesto storico-biografico e che mai risuonera’nel nostro con gli stessi accenti,ma con quelli della infinita reinterpretazione dei successori ,che gettano a noi figli dei tempi di oggi il ponte di una lunga tradizione?Ebbene,ha senso,ma la risposta non ce la puo’dare Cicerone e Seneca,ma l’eredita’viva della lingua che parliamo e che in se’veicola il silenzio che scandisce l’armonia dei suoni che udiamo per significare cio’che siamo e facciamo.Percio’,diceva Brice Parain,chiediamo alle Parole che ci usano,e quindi a quelle che usarono i Padri,chi siamo,e lasciamo che rispondano parlandole e avendo fiducia in esse..Cosi’,dopo il metodo,prima del metodo,si abbia fede in una coscienza di ritorno dal passato al presente,e non dal presente al passato:nessuno potra’dire che perdiamo tempo,quel tempo ormai perduto,ma non potra’negare che guadagniamo la memoria viva del presente , restituita nel presente delle parole che parliamo,cosi’come sono per essere state quelle che furono.

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