“Tanto c’è il dizionario!” (ovvero Il dramma dell’acquisizione del lessico nello studio delle lingue classiche)

come-utilizzare-il-dizionario-latino-italiano_44549da8219df9871aa1318d5b003aebSe si dovessero analizzare, con una certa acribia, le criticità del metodo grammaticale-traduttivo (comunemente noto come tradizionale), la maggiore potrebbe essere ritenuta, a buon diritto, la scarsa conoscenza del lessico da parte degli studenti.

Nella comune pratica didattica il suo studio si fonda su liste contenenti da un minimo di venti fino a picchi – folli – di ottanta vocaboli, che il malcapitato studente è tenuto ad imparare a memoria in un arco temporale solitamente abbastanza stretto, da uno a tre giorni. Questo metodo, tutt’ora prevalente, viene messo in atto solitamente per i primi mesi del primo anno, per poi cadere gradualmente in disuso nel corso della seconda parte dell’anno, salvo eccezioni. Continua a leggere

Intervista con un preside: il professor Vincenzo Pappalardo

PappalardoI giorni 22 e 23 dello scorso settembre si è tenuto a Pachino (SR) un corso di formazione per docenti, aperto anche agli studenti, con ospite il prof. Miraglia ed altri docenti dell’Accademia Vivarium Novum.

Abbiamo voluto porre alcune domande al Dirigente Scolastico dell’Istituto Michelangelo Bartolo, prof. Vincenzo Pappalardo, in cui tale evento si è svolto, per capire come è nata l’idea di aprire l’insegnamento delle lingue classiche al metodo induttivo – contestuale, e quali sono i progetti futuri di quella che sembra diventare una vera e propria rivoluzione didattica in Sicilia. Continua a leggere

In Sicilia il Latino ed il Greco tornano in vita!

12039364_1659322724283717_175492796969624148_nIl 22 e 23 settembre scorso, presso l’Istituto Bartolo (sez. Classico, Scientifico, Scienze Umane) di Pachino (SR), si è svolto un Corso di Formazione che ha visto come relatore – formatore, il prof. Luigi Miraglia e alcuni suoi allievi e professori dell’Accademia Vivarium Novum: il belga Iulianus (Julien) Claeys Boùùaert, l’ungherese Eusebius (Özséb Áron) Tóth e l’allievo di III anno Lucianus (Luciano), originario di Floridia (SR).

Più di quaranta insegnanti da tutta la Sicilia hanno deciso, come noi, di partecipare a questo corso di formazione. In un momento come questo, in cui nella “Buona Scuola” non si parla d’altro che di formazione e di scuole che devono investire nella formazione degli insegnanti, la cosa che salta subito agli occhi all’Istituto “Bartolo” di Pachino, è l’entusiamo dei colleghi che hanno deciso di tentare una nova via docendi delle lingue classiche, è l’entusiamo del Dirigente Scolastico, prof. Vincenzo Pappalardo, che ha promosso e fortemente voluto questo incontro, per dare la possibilità non solo ai suoi docenti ma anche a tutti coloro che lo avessero voluto, di trovare per due giorni un’isola beata nella triste vita dei “corsi di formazione” che spesso, ahimè, servono a poco o a nulla.  Continua a leggere

Insegnare il greco parlando in greco: l’esempio di John Stuart Blackie

Nel pieno della lotta fra il nuovo metodo filologico tedesco che prendeva piede (quello con cui a noi tutti sono state insegnate le lingue classiche)  ed il metodo tradizionale degli Umanisti, fa il suo ingresso uno studioso scozzese che seguirà le orme di Erasmo da Rotterdam, mandando alle stampe i suoi colloquia, frutto di quasi mezzo secolo di esperienza didattica.

llm455414Nel 1871 la casa editrice Macmillan and Co. (London and New York) pubblicò un volumetto dal titolo “Greek and English Dialogues, for Use in Schools and Colleges”, opera dello scozzese John Stuart Blackie (1809–1895), Professor of Greek in the University of Edimburgh. Un volumetto aureo, la cui lettura è d’obbligo per gli studiosi e i cultori del greco antico. Ma chi era questo professor Blackie? Nato a Glasgow nel 1809, aveva studiato ad Aberdeen e ad Edimburgo, poi (nel 1829) in Germania a Gottinga e a Berlino. Il padre avrebbe voluto che divenisse un avvocato, ma egli aveva ormai sviluppato una forte passione per la classicità e per la letteratura in generale. Una sua traduzione del Faust di Goethe (1834) fu assai apprezzata dal pubblico e dai letterati. Dal maggio 1839 Blackie resse la cattedra di Humanities (Latino) nel Marischal College di Aberdeen, anche se, per alcune sue riserve in materia religiosa, non gli fu riconosciuto lo status di Professor se non nel 1841. Fin dall’inizio le sue lezioni si distinsero per l’approccio anticonvenzionale e per l’entusiasmo profuso nel tentativo di dare nuova linfa agli studi classici; ciò ne accrebbe la fama, e gli fece ottenere (1852) la cattedra di Greco all’Università di Edimburgo, che egli resse per trent’anni. Fu certamente un personaggio eccentrico, dalla conversazione brillante, e le sue lezioni furono sempre seguitissime, proprio perché erano la diretta espressione della sua personalità affascinante. Continua a leggere

Il metodo tradizionale: le ragioni di un fallimento

Lewis_Hine,_Boy_studying,_ca__1924Dopo aver sfatato i pregiudizi  che circolano intorno al Metodo Natura, prima di occuparci del metodo in sé, occorre prendere consapevolezza del fatto che il Metodo Tradizionale, o più propriamente Metodo Grammaticale – Traduttivo (MGT), preponderante nelle scuole italiane, ha fallito.

Mi rendo conto che una così secca affermazione possa, soprattutto nella classe docente, lasciare sgomenti, ma osservando senza preconcetti e con animo sereno i dati a nostra disposizione, non si potrà non condividere questa opinione.

Le ragioni di questo fallimento sono storiche, culturali e sociali, ovviamente tutte legate in un intreccio indissolubile, alle quali si aggiungono motivazioni di carattere scientifico. Continua a leggere

Pregiudizi da sfatare sul Metodo Natura

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Potrà sembrare strano che il primo articolo di questo Diarium Nauticum non sia incentrato sul Metodo Natura in sé, quanto sui pregiudizi che spesso gravitano intorno ad esso. Va detto che questa scelta non è in realtà casuale, dal momento che molti docenti, studenti universitari o dottorandi affermano di conoscere il metodo, quando in realtà, ad una analisi più attenta, si scopre che davvero in pochissimi lo conoscono realmente, sanno di cosa si tratta ed hanno dedicato almeno una settimana della loro vita ad analizzarlo con un minimo di acribia. La maggior parte delle notizie che girano in rete o nei discorsi anche fra colleghi dimostrano una conoscenza a dir poco superficiale, e quanto si sente dire vale, più o meno, quanto le chiacchiere dalla parrucchiera. Dispiace questo atteggiamento, in particolar modo se quanti parlano senza cognizione di causa dimostrano una certa chiusura mentale lontana dagli Studi Umanistici, che dovrebbero formare individui aperti all’analisi oggettiva della realtà circostante. Continua a leggere