Il lavoro di squadra nell’apprendimento delle lingue classiche

Lo studio delle lingue classiche è tradizionalmente visto come un lavoro solitario dello studente con sé stesso e con il testo, ma cosa succede se applichiamo attività di squadra all’interno della consulta prassi didattica di queste materie? Il nostro Daniele Grillo, partendo da analisi generali, muove alcune riflessioni e qualche proposta.

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Se uno dei pilastri portanti dei metodi diretti per l’insegnamento delle lingue classiche è l’uso attivo della lingua, non bisogna dimenticarsi che per costruire una casa di pilastri ne servono molteplici; un progetto può diventare efficace solo grazie ad un sistema didattico, cioè ad un pluralità di elementi che aiutano l’apprendimento: il solo uso della lingua non può infatti essere completamente efficace senza una visione più ampia e sistemica.

Uno di questi elementi è la creazione di giochi e attività varie da svolgere in squadre. In alcuni casi il lavoro di squadra è tacciato dal pregiudizio di essere una perdita di tempo, ma esso può trasformarsi in una risorsa se usato con i giusti obiettivi, ed il primo di essi deve essere l’abbassamento del il filtro affettivo degli studenti: ogni persona, infatti, presa nella propria individualità, soffre di paure ed ansie legate alla possibilità di sbagliare.

QUANDO L’ERRORE DIVENTA OCCASIONE

Nell’insegnamento scolastico spesso l’errore è visto come sintomo pestilenziale, qualcosa da evitare assolutamente: esso implica, difatti, una punizione e porta ad accrescere il livello di agitazione dello studente, con la tendenza dello stesso a chiudersi in suo proprio isolamento. Occorre, perciò, rivalutare la didattica dell’errore, in quanto esso non solo diventa una spia per capire in cosa lo studente trovi delle difficoltà, e ciò implica il focalizzare la lezione su temi specifici, ma soprattutto può trasformarsi in una modalità di apprendimento: qualora lo studente sbagli, l’insegnante, attraverso esempi mirati, può ribaltare la situazione e così, attraverso l’errore, permettere allo studente di giungere alla comprensione. Tutto questo abbassa il filtro affettivo e permette che fra studenti ed insegnanti si instauri un dialogo proficuo e costruttivo, decostruendo il silenzio; ora se si applicasse quest’ottica non solo al rapporto studente-insegnante, ma anche a quello fra gli stessi studenti, all’interno di una squadra, il filtro affettivo si abbasserebbe ulteriormente; i ragazzi di un gruppo possono fra loro confrontarsi su quelli che sono gli errori comuni e correggersi vicendevolmente in un clima amichevole e divertente; in questo modo chi si trova ad un livello più alto di apprendimento fa da guida per chi si trova ad un livello inferiore: l’aiuto reciproco è, infatti, uno dei migliori strumenti per acquisire nuove conoscenze superando il terrore dell’errore.

All’interno di questa dinamica occorre aggiungere un obiettivo spesso sottostimato, quello del divertimento. Se studiare significa sentire il sapore della conoscenza e gustarsi le novità che vengono apprese, perché escludere dal processo conoscitivo il divertimento? Esso consente di continuare ad abbassare il filtro affettivo, creando un clima sempre più piacevole per lo studio ed instaurando nuove dinamiche di gruppo, e trasforma un’attività di lavoro in un gioco stimolante, e gli stimoli sono i vettori propulsori della curiosità.


• I BENEFICI DEL LAVORO DI SQUADRA IN FASE DI APPRENDIMENTO

Inoltre, quando gli studenti si uniscono in squadre, si innesca una dinamica della competizione che ha una sfumatura del tutto positiva; non è una competizione prevaricativa, nella quale ciascuno vuole emergere, annullando l’altro, bensì è una competizione inserita in un’ottica di squadra, che sviluppa psicologicamente un lavoro di gruppo più coeso: ciascuna squadra vorrà fare meglio dell’altra, per vincere l’onore della competizione, e così si impegnerà per portare a termine il proprio compito nel modo migliore possibile; così attraverso il rapporto che si instaura dentro la squadra la competizione diventa un elemento positivo ed un mezzo per incrementare le proprie abilità, cosa che si concretizza in una migliore autostima di sé, del proprio lavoro e delle proprie qualità.

Attraverso il lavoro di squadra, inoltre, si mettono insieme le diverse abilità e propensioni che ciascuno studente possiede; non più quindi una sola mente che lavora, ma più menti con competenze diverse che si uniscono. Non solo si valorizzano le competenze di ciascuno, che vengono lette come fondamentali per la squadra, ma si trasmette il messaggio di un qualcosa che unisce in un tempo in cui l’odio sembra troppo spesso prevaricare: qui, al contrario, le diversità degli studenti si possono incontrare in un’ottica di dialogo e non di scontro.

Lavorare sulle pluralità delle competenze per un insegnante implica anche la divisione dell’attività di gruppo in più gradi, proponendo agli studenti un vero e proprio itinerario nell’argomento studiato: questi obiettivi graduali permettono la costruzione passo dopo passo non solo di un gruppo sempre più unito, ma anche di un dialogo sempre più forte ed un livello di apprendimento sempre più alto, in un passaggio per gradi che aiuta la mente a focalizzare sempre meglio l’argomento.

Alcuni studenti possono essere inizialmente restii a questo tipo di lavoro, ed è a questo punto che deve entrare in gioco la capacità del docente, il quale deve essere in grado non solo di razionalizzare il numero di attività e soprattutto il numero dei partecipanti per ogni squadra, ma anche di mostrare i risultati conseguiti dalle squadre, nel rispetto comunque delle individualità del singolo.


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• UN ESEMPIO DI LAVORO DI SQUADRA

In conclusione, vorrei portare un esempio pratico del lavoro svolto all’interno di un terzo anno di latino a Bologna. Divisa la classe in due squadre, il primo obiettivo è stato quello di lavorare con i membri delle squadre presi singolarmente su alcuni elementi costitutivi del congiuntivo latino (ad esempio quale verbo vuole ut, scegliere fra un congiuntivo presente ed uno imperfetto…).
Questa prima tappa ha permesso di comprendere quali fossero le difficoltà riscontrate.

Al termine, come seconda fase del lavoro, le squadre si sono nuovamente riunite per discutere delle difficoltà e degli errori, fino ad analizzare assieme i diversi congiuntivi: gli stessi studenti si sono fatti insegnanti ed hanno affinato le loro capacità.

Infine, la terza e ultima tappa è stata quella di sfidare la squadra avversaria nella scrittura di diverse frasi: la prima squadra scriveva, ad esempio, la costruzione di impero ut e l’altra doveva rispondere trasformando la frase con iubeo, la prima componeva una frase col congiuntivo presente, e l’altra con quello imperfetto…

Al termine dell’attività, gli studenti si sono non solo divertiti, abbassando il filtro emotivo, mostrato come alto nella prima parte del lavoro (quella, per intendersi, svolta singolarmente) ma hanno appreso, attraverso l’unione delle abilità e la dinamica della competizione, i meccanismi del congiuntivo in modo rapido ed efficace.

Il lavoro di squadra, anche per le lingue classiche, può diventare dunque all’interno delle aule scolastiche un vero e proprio motore che fa muovere divertimento e conoscenza. 


Daniele Grillo
docente di latino e greco antico
responsabile sede di Bologna
Centro Nazionale di Studi Classici “GrecoLatinoVivo”


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