Leggere il Giappone in latino: un’indagine tra alterità, linguaggio e rappresentazione

Oltre il canone: perché ampliare le letture classiche

Nel panorama degli studi classici, spesso dominato dalla reiterazione di autori canonici e di testi che rispecchiano esclusivamente l’universo culturale romano o greco, l’introduzione di voci e materiali che si collocano ai margini del canone tradizionale appare non solo auspicabile, ma necessaria. La latinità, come realtà storica e linguistica, ha avuto una diffusione ben più ampia della sola Roma imperiale o della sua continuità culturale nei secoli successivi: ha raggiunto territori, popoli, fenomeni storici e religiosi che esulano dalla classicità propriamente detta. In tal senso, aprire il corpus di letture a testi che documentano il rapporto con l’alterità extraeuropea, come accade nel caso del Giappone cinquecentesco raccontato in latino, significa decostruire una visione autoreferenziale della cultura classica. Significa anche restituire alla lingua latina la sua funzione storica di strumento di mediazione, di descrizione del nuovo, di costruzione del sapere. Non si tratta, dunque, di ampliare il repertorio in senso quantitativo, ma di riformularlo qualitativamente, includendo prospettive che sfidano la linearità della tradizione e che offrono nuovi spunti di riflessione critica, storica, linguistica e antropologica.

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